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C.I.L.
"IMMOBILIARE MONTECITORIO"

Un libro di Ruggiero Capone, a soli 6 Euro anzichè 12.90 per tutti i tesserati CIL contattaci per avere la tua copia!


"Immobiliare Montecitorio" è un libro facente parte della collana "L'altra faccia della luna" collana di libri-inchiesta fondata e diretta da N.A. Boni, per le Edizioni Emmeci-Roma.

SINTESI:

“In economia, come in chimica e fisica, nulla si crea o si distrugge, ma tutto si trasforma. Il sistema economico-finanziario italiano s’è man mano dimostrato anche in grado di creare ricchezze individuali dallo spreco dall’abbandono, dal preorganizzato non completamento delle opere pubbliche. Nonostante tutto l’Italia, azzoppata, impedita e ferita patrimonialmente, ha comunque continuato a produrre ricchezze. Se nella prima Repubblica era ingente il patrimonio immobiliare dei partiti, nella Seconda la situazione s’è completamente ribaltata e molti politici sono riusciti ad accaparrarsi sia le case degli enti pubblici (prima ottenendole a canone di fitto vantaggioso e poi acquistandole a prezzo d’affare) che quelle dei loro partiti d’origine. Così la maggior parte dei notabili delle storiche sigle post belliche hanno (dopo il ’94) volturato a se stessi (e dopo opportuni giri societari) gli immobili di prestigio dei rispettivi partiti: Dc, Msi e Pci sono stati i principali artefici di questa truffa in danno di tesserati e benefattori. E’ stato calcolato che, nel giro d’una trentina d’anni (dal 1945 al 1975) i partiti politici sono riusciti ad accumulare un ingente patrimonio immobiliare: tra lasciti, donazioni ed acquisizioni a prezzo di favore hanno raggiunto il Vaticano per ricchezza immobiliare, con la differenza che gli uomini del Vicario di Cristo ci hanno messo ben duemila anni in un opera riuscita invece ai succitati partiti politici in meno di mezzo secolo. Ad una facile conta emerge che, dopo il Vaticano, seguivano per ricchezza immobiliare (almeno fino a metà anni ’90) Msi-An, Pci e Dc. Il mistero immobiliare del mattone democristiano è stato il primo in ordine di tempo, ed ha suscitato l’indignazione soprattutto degli elettori bianchi. La storia venne a galla con il primo blocco di 120 case dell’ex Democrazia cristiana, cedute ad un miliardo di lire e poi finite nelle pieghe societarie d’una immobiliare croata (cedute a meno d’un decimo del valore di mercato). Naturalmente certi vecchi arnesi democristiani hanno intentato cause contro alcuni degli amministratori della ex-Democrazia cristiana… Una guerra tra scudi crociati stranamente sottratta ai riflettori quando Pier Ferdinando Casini (presidente Udc ) ha ottenuto a prezzo vantaggioso un palazzo in Via Clitunno (a Roma zona Trieste): Casini viveva in quel palazzo fino al 1999 in affitto ( con la prima moglie Roberta Lubich e le figlie), l’immobile lo ha ottenuto a fine 2005 da una società di un amico di famiglia. I 5 appartamenti che lo compongono sono stati poi girati all’ex moglie (due interni), alle due figlie (uno per ciascuna) ed alla ex suocera del presidente dell’Udc. Per un totale di 30 vani catastali sono stati versati da Casini solo 1,8 milioni di euro nel periodo 2005-2007: nel 2006 la stima immobiliare della zona (fonte Agenzia del territorio) parlava di 5100/6900 euro al metro quadrato. Molto stranamente è proprio Pierferdinando Casini il primo a difendere a spada tratta Gianfranco Fini: l’ex presidente di An sta subendo indagini patrimoniali per accertare che fine abbiano fatto gli 800 milioni di euro che rappresentavano il patrimonio immobiliare dell’ex Msi-An. Qualche malalingua di palazzo ventila che Fini sia stato consigliato da ex Dc romani, forse gli stessi che hanno orchestrato il gioco di scatole cinesi per far sparire il patrimonio immobiliare della Democrazia cristiana. E fa specie che del patrimonio Dc non si parli più da dopo che Franco Marini (allora senatore Margherita e presidente del Senato) ha acquistato nel 2007 a Via Lima (quartiere romano dei Parioli) da Scip (ex Inpdai, previdenza della dirigenza di stato) piano terra e primo piano (per un totale di 14 vani catastali) ad un milione di euro: la stima della zona nel 2006 parlava chiaramente di oltre 7100 euro al metro quadrato. “I padroni delle case pubbliche sono gli enti, e con quelle dei partiti ci hanno giocato fondazioni e società estere dei paradisi fiscali”, precisa un dirigente dell’Agenzia delle Entrate. Gli enti: una figura che ha davvero poco d’entità spirituale (filosofica) e tantissimo di patrimoniale. Ma quanto sono ricchi gli enti? Il patrimonio immobiliare degli enti previdenziali (sottoposti alla vigilanza del ministero del Lavoro) è l’assicurazione sulla vita dell’intero sistema politicosindale italiano. Dalla gestione dei palazzi vivono grappoli di famiglie, amici e clientele varie. Il numero degli alloggi e dei vari patrimoni immobiliari e fondiari è un valore approssimativo: non va dimenticato che alcuni enti previdenziali hanno perso memoria di terreni e case. Tutto mattone smarrito (forse con dolo) e poi usucapito da qualche beninformato. I nomi dei rispettivi inquilini, i canoni di affitto pagati e l’ubicazione degli immobili sono stati fino al periodo Tiziano Treu (ministro del Lavoro che rese pubbliche le vicende) coperti da una sorta di segretezza di stato (non proprio un classico segreto, ma quasi). Partiamo dagli enti pubblici: l’Inps, ad esempio, è proprietario di 5700 alloggi più 8.000 altri immobili, per un valore in vecchie lire di 6.000 miliardi. L’Inpdap è proprietario di 44.000 alloggi e 11.000 altri immobili, per un valore di circa 20.000 miliardi. L’Inail, per continuare, possiede 21.500 alloggi, 9.200 altri immobili: un valore di 7.500 miliardi di vecchie lire. A seguire gli enti autonomi: l’Inpdai: 28.000 alloggi, per un valore di 15.000 miliardi. Enasarco: 15.300 alloggi, per 6.000 miliardi. Enpam: 11.000 alloggi, per 6.000 miliardi. Cassa Avvocati: 1.500 alloggi: un valore di 300 miliardi. Cassa Geometri: 730 alloggi: valore di 375 miliardi. Cassa Commercialisti: 200 alloggi, valutabili in almeno 250 miliardi. Cassa Ragionieri: 1.300 alloggi, 400 miliardi. L’Inpgi: 2.000 alloggi, per 1.000 miliardi. Ente consulenti: 100 alloggi, per 90 miliardi. I dati relativi all’ente Farmacisti, alla cassa Notai e alla cassa Ingegneri e Architetti non sono mai stati disponibili. Tutti questi dati venivano confermati dalla commissione parlamentare di controllo, e già dal 1994 erano stati fissati in uno studio del Cnel, e mai smentiti dai diretti interessati. Su tutto il patrimonio immobiliare, a maggior ragione sugli immobili di pregio, ha sempre aleggiato la volontà politica: assegnazioni e canoni erano fissati rigorosamente dalla volontà di politici. Soprattutto ogni appartamento veniva utilizzato per contrattare uno scambio di voti e altro ancora. Così nelle case più belle i politici permettevano che vi potessero alloggiare i loro stilisti di moda preferiti, come i grandi creativi, la gente che sa creare bei salotti d’intrattenimento oppure, spesso, giovani donne corteggiatissime dai potenti. Le case degli enti, che servirebbero per attualizzare i versamenti pensionistici degli italiani tutti, evitando l’erosione del capitale, sono state gestite come patrimonio personale della casta sindal-politica. A fine 2000 gli enti avevano venduto appena il 2,5 per cento degli alloggi in programma, incassando poco più di 208 miliardi per un totale di 1090 appartamenti, a fronte di un programma di vendita che prevedeva la cessione di 39.385 unità abitative per un obiettivo di introiti pari a 6.748 miliardi. I dati (fonte l’Osservatorio sul patrimonio immobiliare degli enti di previdenza pubblici) testimoniano che la dismissione del mattone pubblico procede molto lentamente, eufemisticamente a ritmo di lumaca, frenata da politici, sindacalisti ed alti dirigenti di stato: tutti principali fruitori del mattone pubblico di pregio. I motivi vennero puntualizzati durante la presidenza Inpdap di Rocco Familiari, che venne ascoltato nella Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali. “Lo sconto medio con cui sono state finora vendute le case è del 40% - ripeteva Familiari- Si tratta di un affare per chi compra non certo per gli enti che vendono”. Quindi Familiari ha citato il caso di un magistrato che ha acquistato un alloggio Inpdap a 550 milioni di lire anziché al valore di mercato di un miliardo e mezzo. Uno sconto di un miliardo su un immobile d’ente pubblico. Operazione economicamente penalizzante per gli istituti sulla quale il presidente dell’Inpdap dovette chiedere l’intervento della Corte dei Conti. Da indagini approfondite emerse che il 90 per cento degli immobili degli enti in vendita sono stati acquistati da politici, sindacalisti e vertici ministeriali, Rai e pezzi grossi di Regioni e Consiglio di Stato. La restante parte degli immobili di pregio (ancora di proprietà degli enti) sono ancora condotti a fitti di molto inferiore all’equo canone da gente legata al salotto buono della politica, delle banche, dello stato. All’uomo di strada non rimane che tirare la cinghia, che pagare mutui a tassi non di favore”.

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