CIL
Presente a convegno su Roma canditata alle Olimpiadi 2020 tenutosi il 2-05-2011
Relazione dell’On. Francesco ARACRI
Benvenuti,
Siamo qui per discutere e per condividere l’ impegno, per cercare un senso comune e unitario, per contribuire a fare in modo che le Olimpiadi del 2020 siano assegnate a Roma.
Roma deve crederci. Devono crederci tutti, romani e italiani, e tutti devono impegnarsi.
Le Olimpiadi non devono essere un sogno, una divagazione, un passatempo mediatico, ma un concreto impegno non solo per Roma ma per l’intero Paese. Non si può parlare di Roma 2020 senza pensare e riflettere su Roma 1960. Senza rileggere il significato di quell’evento di mezzo secolo fa. A meno di 10 anni dalla fine della guerra si ebbe il coraggio e la visione di candidare Roma per le Olimpiadi del 1960. Dobbiamo ritrovare lo spirito del 1960.
Il 15 giugno del 1955 il Comitato Olimpico Internazionale si riunì per esaminare le città candidate che erano: Losanna, Detroit, Budapest, Bruxelles, Città del Messico, Tokio e Roma. Roma ebbe la meglio all’ultimo ballottaggio contro Losanna.
Seguirono 5 anni di intenso lavoro, il Comitato organizzatore era presieduto da Giulio Andreotti.
L’ assegnazione delle Olimpiadi del 1960 rappresentò un segnale forte dato ad un paese in ricostruzione ad un paese che aveva dovuto rinunciare, per il terremoto di Messina, alla precedente assegnazione delle Olimpiadi del 1908.
Nel 1960 a Roma cambiarono le Olimpiadi. Le Olimpiadi cambiarono Roma.
Furono realizzati nuovi quartieri, nuove strade ed opere che svilupparono la città, ci furono completamenti e costruzioni. Novità ci furono anche nel sistema dei trasporti. L’impostazione del sistema dei trasporti risentì della situazione del tempo. Ad esempio fu funzionalizzata all’evento delle Olimpiadi l’apertura della prima metropolitana.
Il 9 febbraio 1955 parti l’esercizio tra EUR e Termini della metro B,mentre andò peggio per il tram che ebbe l’inizio della decadenza e alla fine del 1959 si arrivò alla eliminazione delle linee 3, 4 e 1 con la completa eliminazione dei binari dal Muro Torto.
Le scelte erano figlie del tempo, ma per le Olimpiadi si comincia a parlare di sistema metropolitano per la città di Roma.
Gioverà ricordare che la metropolitana di New York nasce nel 1904, quella di Parigi nasce per l’Esposizione Universale nel 1900, la prima linea della metropolitana di Londra nel 1863.
Nel 1960 lo sviluppo sembrava inarrestabile, senza limiti e con tutte le possibilità, il PIL era quasi al 9%, la lira riceveva l’oscar delle monete. L’industrializzazione segnava e affermava il modello di sviluppo. Un dato che sintetizza e chiarisce: il parco auto del paese al 1960 era di circa 150.000 auto, oggi è di circa 36 milioni di auto.
In quella Roma del 1960 furono realizzati i sottopassi di Corso d’Italia, l’Olimpica sul tracciato della circonvallazione del Piano Regolatore del 1909, Corso Francia, il Villaggio Olimpico, fu completato l’EUR con il laghetto artificiale,il Velodromo il Fungo e poi l’aeroporto di Fiumicino inaugurato cinque giorni prima della cerimonia di apertura, completata la Cristoforo Colombo, i campi delle Tre Fontane, la Piscina delle Rose, e tanto altro tanto da segnare uno spartiacque per l’urbanistica della città, una sorta di modernizzazione incastonata nella città e nella storia.
Era l’Italia della ricostruzione e del boom economico. Un brulicare di cantieri, lavori e attività, i migliori architetti furono impegnati, la città migliorò.
Le Olimpiadi cambiarono Roma. E dopo Roma 1960 le Olimpiadi non furono più le stesse.
Quelle furono le ultime Olimpiadi, possiamo dire, a misura d’uomo; senza tecnologia nei materiali nelle strutture e le piste erano solo di terra rossa gli attrezzi di legno gli atleti erano uomini e donne
I simboli: Abebe Bikila che corre scalzo, Berruti che corre con gli occhiali, ancora la corsa e la tuta di Wilma Rudolph, tutti senza la forsennata ricerca di essere areodinamici o senza quelli che poi si chiameranno materiali tecnologici e poi ancora Cassius Clay a 18 anni campione olimpico e farfalla sul ring, in ogni disciplina sportiva contava l’uomo,lo sforzo e la passione dell’atleta.
Non cerano sponsorizzazioni ed esclusive.
La televisione raccontò e descrisse tutto questo, lo rese visibile a centinaia di milioni di spettatori e contribuì a diffondere il senso vero delle Olimpiadi creando il mito. Nel 1960 la televisione comprese quanto potente potesse essere il proprio ruolo. Ma in quelle Olimpiadi conto molto lo scenario di Roma.
La città sembrò a tutti i commentatori e al mondo intero il luogo naturale per lo svolgimento delle Olimpiadi. Per la prima volta la televisione scopri al mondo le Olimpiadi, oltre106 ore di trasmissione dell’unico canale disponibile.
Furono Olimpiadi di pace con oltre 5.300 atleti iscritti e 84 Paesi partecipanti .
Rimangono Olimpiadi che danno un senso di nostalgia. Il film “La Grande Olimpiade” , girato da Romolo Morcellini, ebbe una nomination agli Oscar e vinse premi nelle rassegne cinematografiche in giro per il mondo. Dopo Roma, cominciò il cambiamento e perfino le Olimpiadi furono colpite, basti pensare a Città del Messico a Monaco, ai sabotaggi e alle defezioni incrociate .
Mi sembra che per Roma 2020 manca ancora il clima giusto, quello corale e di squadra, quello unitario senza propaganda. Lo spirito del 1960 adattato alla nostra realtà, aggiornato e condiviso. Nei prossimi 24/48 mesi ci giocheremo tutte le possibilità.
Non è sufficiente la capacità di influenzare, la prima vera influenza è data dalla qualità del progetto della candidatura e dal clima della città e del Paese.
Molto e bene è stato fatto, il Dossier Olimpico presentato dall’Amministrazione di Roma Capitale è di qualità. Diciamo che il derby con Venezia è chiuso, adesso l’intero Paese deve crederci, deve crescere con la consapevolezza delle difficoltà ma anche con la consapevolezza che questa volta l’epilogo può essere diverso da quello del 2004. Per la città di Roma i prossimi venti anni saranno fondamentali. La città dovrà cambiare e i cambiamenti dovranno essere indipendenti sia dalle Olimpiadi del 2020 che dal Giubileo del 2025.
Ci sono molte città nel mondo che a causa dei cambiamenti economici e sociali si attivano per cambiare il loro destino, si pensi al caso di Detroit, ci sono città che per agganciare il futuro si reinventano una ragione dello stare insieme, della esistenza della città, ridisegnano lo spazio urbano, ridefiniscono la missione della città cercando di riallinearla con il tempo.
Roma è una porta del tempo, le ragioni del suo essere sono eterne, lo sforzo costante deve servire a modernizzare a fare ponte tra passato e futuro.
Le Olimpiadi del 2020 non devono essere un fine ma un mezzo per rinnovare la natura e le ragioni profonde della cittadinanza romana.
Siamo qui per parlare di due priorità e in questo modo dare un contributo positivo. Si tratta di due priorità che rappresentano due questioni “storiche” , che devono essere risolte indipendentemente dalle Olimpiadi, ma la soluzioni delle quali creerà quel mix di modernizzazione capace di avvicinare l’assegnazione delle Olimpiadi.
La prima è rappresentata dal potenziamento dell’aeroporto di Fiumicino, cioè dell’Aeroporto Roma, è fondamentale e indispensabile anche per lo scenario 2020. C’è un problema di incremento delle strutture e di investimento nelle tecnologie. Il Governo dovrà fare la sua parte.
Ma anche la Società di gestione dovrà fare fino in fondo la propria parte, investendo tutto quello che verrà dal Governo (come aumento delle tasse aeroportuali) e ancora di più nello sviluppo dell’Aeroporto. Investire, di questo c’è bisogno, investimento pubblico, investimento privato, senza l’avvio, senza la ragionata e pianificata volontà di investire non si sblocca la ripresa.
Prima gli investimenti poi i dividendi. Senza gli investimenti in ricerca e infrastrutture è difficile pensare ai dividendi.
Le Olimpiadi non hanno bisogno solo di Fondazioni o salotti, le Olimpiadi hanno bisogno di investimenti soprattutto in questa fase che va fino al 2013, poi dopo l’eventuale assegnazione, il Governo dovrà definire il percorso, non con legislazioni speciali, ma con linee di credito e garanzie sugli investimenti infrastrutturali.
L’Aeroporto è una delle prime porte di accesso alla città. E l’accessibilità è un valore per lo svolgimento delle Olimpiadi, imparare da quanto fatto a Londra, e in questo convegno ho voluto creare la possibilità di essere informati su quanto è stato fatto a Londra e poi sono stati chiamati a parlare delle due questioni critiche i tecnici. Accessibilità della città e accessibilità dell’aeroporto.
Si deve avviare un fondamentale piano di manutenzione ordinaria e straordinaria, si deve completare la realizzazione del molo C, si deve completare il secondo sistema di smistamento dei bagagli. Il progetto del raddoppio deve avere una fase mirata sul 2020, cioè quello che si può e deve fare per un aeroporto adeguato alle necessità del 2020.
Occorrono cronoprogrammi delle soluzioni al 2020 delle quali assumano la responsabilità le Società di gestione.
Questo perché nel lavoro di sostegno della candidatura gli errori di pochi possono compromettere il lavoro di tutti.
L’accessibilità della città e dell’aeroporto sono un tema fondamentale, Roma Capitale ha avanzato una propria proposta che è stata recepita nell’Accordo Operativo dell’Aprile del 2010, si tratta del quadruplicamento della tratta Aeroporto – Ponte Galeria e delle sezioni corte da Ponte Galeria a Tiburtina. C’è un Gruppo di Progetto denominato TEN T del quale fanno parte Anas, ADR, Ferrovie dello Stato e Roma Servizi per la Mobilità che sta esaminando le soluzioni integrate per l’accessibilità. Vanno bene tutte le soluzioni proposte per la viabilità e i corridoi ma c’è una ipotesi che non condividiamo e che osteggeremo in ogni sede è quella che le FS hanno definito a tenaglia. In breve si tratta di collegare l’Aeroporto a sud con l’attuale linea ferroviaria senza interventi e a nord dalla linea ferroviaria FR5 il nuovo Aeroporto. Così si avrebbe il brillante risultato di avere nello stesso Aeroporto due terminal ferroviari non collegati tra loro una scemenza trasportistica indicibile.
La soluzione deve essere: realizzare il quadruplicamento a sud, realizzare una stazione ferroviaria passante, realizzare il passante ferroviario in area aeroportuale fino alla nuova stazione nord e poi il collegamento con la FR5.
Un vero anello ferroviario aeroportuale capace di evitare l’altra indicibile scemenza trasportistica quella di far partire servizi ferrovieri di diverso livello da differenti terminal ferroviari.
Rivolgo un appello alle Aziende del Gruppo di progetto e ai tecnici: c’è un limite a tutto anche alla pazienza. La soluzione deve essere di livello europeo guardate a Londra dove l’anello metropolitano/ferroviario finale della linea Piccadilly serve tutti i Terminal. Non si difendono gli interessi aziendali, si devono difendere le ragioni di sviluppo della città di Roma e della Regione Lazio, questa semplice verità le Aziende la devono capire cambiando comportamenti e approccio ai problemi. Tutto questo ci porta al Piano dei trasporti per Roma 2020.
In questo caso non dobbiamo solo vincere un enorme ritardo rispetto al mondo, dovremo sconfiggere un senso comune un luogo comune che colpisce la nostra città.
L’ho detto e lo ripeto, il Dossier Olimpico della candidature di Roma è di grande qualità, ha molti punti di forza è sicuramente ecostenibile, ma, a mio parere, la forza più grande è che il progetto tende a fare sistema a far funzionare bene quello che è già disponibile, non c’è l’idea dell’opera simbolo o meglio si intende che l’opera simbolo del 2020 è fare sistema, far funzionare il sistema e per questo gli interventi sul sistema dei trasporti e della viabilità il piano della mobilità è fondamentale. Al 2020 una nuova mobilità per Roma. Questo ci porta alla seconda priorità e criticità. Oggi Roma è tra le poche capitale europee che ha due tipi di collegamenti con l’aeroporto, uno di tipo metropolitano con tutte le fermate fino a Fara Sabina e Orte e uno diretto dall’aeroporto a Roma Termini. Nella pianificazione dei sistemi di mobilità l’Amministrazione di Roma Capitale, nell’ultimo anno ha fatto più di quanto sia stato fatto negli ultimi 10 anni.
C’è finalmente un disegno strategico chiaro, sono stati calcolati i costi, i tempi di realizzazione, la sequenza funzionale delle opere e degli investimenti con due scenari ben definiti il 2013 e il 2020.
Questo lavoro è stato definito su base regionale e la Regione lo ha condiviso anche con tutte le Province. Sul sistema ferroviario si è fatto molto ma si può fare ancora di più. Si potrà dimostrare al CIO, proprio nell’anno della decisione sull’assegnazione, che arrivano i primi risultati della sequenza delle realizzazioni previste dal Dossier Olimpico. Voglio essere chiaro, molto chiaro.
A legislazione invariata, a bocce ferme, può essere istituito dal dicembre 2012 il nuovo collegamento Fiumicino Aeroporto, Ostiense, Tuscolana, Pigneto, Tiburtina. Un collegamento di qualità che la Regione e il Comune con accordo di programma possono affidare ad operatore diverso da Trenitalia, questo a legislazione invariata e vigente. Infatti il nuovo collegamento non è nel Contratto di Servizio tra Regione e Trenitalia e pertanto può essere affidato a gara o in modo diretto ad Atac ad Atac più alleati o ad operatori ferroviari terzi. Attenzione a Trenitalia non si toglie un briciola di lavoro e ai cittadini si darà la possibilità di scegliere tra la qualità di due servizi e soprattutto tra le tariffe dei due servizi.
Questo in prospettiva Olimpica mi sembra un grande risultato una vera innovazione.
Si consideri che la praticabilità di un servizio aggiuntivo di un treno l’ora da e per l’aeroporto da Tiburtina è stata certificata dal Gruppo FS nell’accordo operativo firmato con il Comune di Roma nell’aprile 2010. Tutto questo a infrastruttura invariata e come primo passo del piano della mobilità Olimpica. Questa non è neppure una liberalizzazione, infatti il servizio è imparagonabile per dimensione a quello del Leonardo Express, ma sarebbe un segnale fortissimo come migliore qualità a metà prezzo.
Sarebbe per Roma una innovazione fondamentale e sarebbe per chi dirige il Gruppo FS un segnale che manda a dire la concorrenza non si vince impedendola si vince facendo meglio del potenziale concorrente. Trenitalia ha l’esclusiva del brand Leonardo Express, bene lasciamogliela, il nuovo collegamento potrebbe chiamarsi “Da Vinci 2020”, beneaugurante con il moto da luogo e il numero di riconoscimento.
Su questa questione si è perso troppo tempo, chi deve fare, faccia, decida, presto e bene, gli operatori investano, la politica creerà il contesto positivo. L’intero Piano della Mobilità è convincente, Roma 2020 può essere ricordata come la svolta, una città mobile, aperta e sostenibile. Le Olimpiadi del 2020 come quelle del dopo globalizzazione. Se le Olimpiadi del 1960 segnarono la decadenza del tram, quelle del 2020 possono segnare la rinascita del tram con i cinque anelli Olimpici le circolari tramviarie in grado di costruire nella città una vere rete tranviaria con un aumento di circa 40 km di linee, La rete metropolitana crescerà al 2020 di circa 50 km e soprattutto il ferro sarà a caratteristiche metropolitane con orari cadenzati e passaggi nell’arco sud di un treno ogni 4 minuti. Questa è la mobilità che verrà, che deve venire, con o senza le Olimpiadi. Parlando di accessibilità ferroviaria ovviamente si parla dell’intero network ferroviario regionale. Per tanti anni si è parlato della cura del ferro con scarsi risultati, opere tante volte annunciate e mai realizzate la più emblematica è senza dubbio la chiusura a nord dell’anello ferroviario. La chiusura dell’anello è il punto finale dell’accessibilità ferroviaria e si dovrà realizzare perché in quel versante della città sorgerà il villaggio olimpico. L’accessibilità ferroviaria è come un domino, una volta avviato ogni tessera che cade ne fa cadere un’altra, le tessere rappresentano le criticità, i colli di bottiglia, gli scambi nelle stazioni, le incompiute ferroviarie, perché il domino sia ultimato deve cadere l’ultima tessere quella rappresentata dalla chiusura dell’anello.
A quel punto e solo a quel punto l’accessibilità ferroviaria sarà completata e non riguarderà più solo la Città di Roma o gli aeroporti ma tutti i territori della Regione Lazio.
Per la prima volta, dopo molti anni l’obiettivo è vicino e raggiungibile, non si sono più alibi.
Torno a proporre (avanzai già tempo fa la proposta in un articolo) al Sindaco Alemanno e al Governatore Polverini un sistema di stimolo e controllo. Su ogni progetto e opera per le Olimpiadi o per la città e per la Regione dovrebbe essere attivato un orologio a deconto per rendere visibile il tempo che passa fino alla inaugurazione e l’azienda che ha la responsabilità del progetto e della realizzazione.
Responsabilità collettiva anche questo può aiutare per l’assegnazione. Roma 2020, come Olimpiade ecosostenibile, a misura d’uomo e di pace che torni a rappresentare al mondo intero una città profondamente cambiata ma ancora capace di stupire tutti.
Un momento del convegno